foto natura sabaudia fauna flora animali piante fiori fotografo naturalista Saverio Gallotti Photo Collection
                                     
 
                                                                                                                        
le stagioni in Toscana

 

Ci sono immagini che nascono così, naturalmente, senza alcuna predeterminazione. Altre, al contrario, che per essere eseguite richiedono calcoli, conoscenze, costanza e come tutto nella vita, anche di fortuna. In quella luminosa mattina di primavera mi trovavo ad esplorare, non per caso, la splendida campagna delle crete senesi in Toscana.

Tra i tanti scorci ameni, un soggetto insolito rapì il mio sguardo. Una piccola cappella sorgeva isolata dominando, dalla sommità di un poggio, le colline circostanti ammantate del verde brillante del frumento appena germogliato.

Come quasi sempre avviene, è il soggetto ha determinare il risultato finale dell’immagine, in quanto motivo scatenante dell’ispirazione creativa del fotografo e non il suo frutto. La realizzazione diventa solamente la fase finale, e anche più scontata, del processo creativo. Ma se si vuole sviluppare, su di un medesimo soggetto, un progetto più vasto e concettualmente  finalizzato, le difficoltà per la sua attuazione aumentano notevolmente.

Tipicamente una delle più comuni ambizioni nella fotografia del paesaggio è quella di riprodurre un medesimo soggetto nelle diverse stagioni dell’anno. La difficoltà nella realizzazione di un tale progetto deve scontrarsi, di fatto, con la reale possibilità di poter cogliere, per quel medesimo soggetto, le opportunità di luce che rendono tali immagini singolarmente univoche, ma idealmente tra loro equiparabili, in quanto ad intensità espressiva. Vista la potenzialità compositiva di quell'immagine, decisi che valeva sicuramente la pena di svilupparne la realizzazione nelle quattro stagioni dell’anno. Certo, il luogo si trovava a tre ore di strada, ma visto che niente si ottiene con niente, provare era d'obbligo.

Prima di poter eseguire in modo soddisfacente le immagini dell’estate e dell’autunno, oltre alla primavera che già possedevo, ci vollero ancora due anni. Due anni in cui, tra il caldo soffocante dell’estate e i primi rigori dell’autunno, alla ricerca della luce migliore percorsi, avanti e indietro, diverse migliaia di km in auto.

E mancava ancora l’inverno. Già l’inverno. E cosa caratterizza l’inverno? la neve. E quante volte nevica in Toscana a 400 m di altezza? quasi mai. Presto mi resi conto che il vero problema non era più dato dalla difficoltà di cogliere la giusta luce del soggetto, comunque sempre presente,  ma più dalle probabilità che nevicasse in quella zona. Ed infatti i quattro anni successivi lì non nevicò.

Arrivò anche il quinto anno, e un giorno di metà febbraio, una fredda perturbazione atmosferica proveniente dall’artico valicò le alpi imbiancando la pianura padana. Forse era finita l’attesa, l’occasione che aspettavo da anni era arrivata. Attesi il passaggio della perturbazione e la prima mattina di sole telefonai di buon’ora ai proprietari di un agriturismo nei pressi della chiesetta, che mi confermarono che erano caduti oltre 25 cm di neve. Non persi un attimo, presi lo zaino fotografico e salii in macchina alla volta della Toscana.

Il viaggio fu più lungo e stressante del previsto. Nella zona dove mi stavo dirigendo era nevicato durante la notte e gli spazzaneve non erano ancora passati. Mi trovai immerso in un paesaggio incantato, dove dominava assoluto il silenzio. Tutto era fermo, immoto. Solo alcuni fuoristrada si spostavano lenti con l’ausilio delle catene. Nonostante i pneumatici da neve montati sul mio Suv, procedevo a passo d’uomo, e tra una sbandata e l’altra del veicolo avevo l’adrenalina fior di pelle.

A fine mattina arrivai finalmente alla meta. Lo spettacolo era fiabesco, il manto nevoso aveva ricoperto tutto il paesaggio di un bianco accecante. I cipressi scuri, che durante l’estate erano stati trafitti dai raggi dal sole, stavano ora riposando sotto un soffice mantello di ermellino. Le bianche colline, ammantate di neve, si susseguivano a perdita d’occhio, tra casali solitari e filari di alberi allineati, fino all’orizzonte, dove si stagliava imponente, come in una fiaba, il castello di Radicofani. Era uno spettacolo incredibile e raro.

Vagai smarrito in questo scenario irreale scattando foto fino al tramonto, quando finalmente trovai riparo in un agriturismo in zona. La sera, passò al caldo del focolare in compagnia degli accoglienti gestori del casale, ascoltando antiche storie di quella suggestiva terra, tra ottimo cibo e vino sincero. A tarda notte, nel caldo del letto, prima di cedere al sonno ripercorsi con la mente le immagini di quella radiosa giornata, vissuta così intensamente, e provai dentro di me un gran senso di serenità e di soddisfazione. Il lavoro era stato finalmente ultimato. Poi furono i sogni a tenermi compagnia.